Prefazione a cura di Leonardo Ancona
Leonardo Ancona
Emerito di Psichiatria Università Cattolica di Roma
Questo volume parla di processi immaginativi; non per nulla ha una dedica a Mercurio il dio della immaginazione, e ne parla secondo una prospettiva clinica, terapeutica. Il riferimento storico ufficiale è a R. Desoille, l’inventore del metodo del “sogno da svegli guidato”, ma quello teorico si rifà anche ad una serie di contributi offerti dagli Autori del libro nel recente passato, dal 1993 a oggi; l’opera si presenta pertanto come un documento di maturità e di estesa elaborazione, concettuale e pratica al contempo. In realtà, si tratta di un contributo ricco in approfondimenti e in dettagli clinici emergente dalla applicazione diuturna di un metodo di esplorazione della mente umana, fatto che lo rende importante strumento ausiliario per psichiatri, psicologi, psicoterapeuti e assistenti sociali. La Procedura Immaginativa, che è il perno operativo della “cura con l’Immaginario” ha lo scopo di favorire l’accesso alle rappresentazioni dell’inconscio, stimolando la soggettività creativa del cliente cui si applica; ma anche, solidalmente, allargando ogni volta l’orizzonte emotivo e conoscitivo di chi lo applica, una inter-azione di estrema efficacia trasformativa che rompe le resistenze e vanifica le mura difensive che troppo frequentemente e in modo troppo destruente attentano alla sanità della vita psichica. Soggetti dalla mente coartata, da sempre rinchiusa in contenitori psichici a tenuta stagna, incapaci di attuarsi se non tramite intellettualizzazioni rigide, predisposti soltanto a operazioni di alta logicità e scarsa o nulla partecipazione emotiva, modulati secondo programmi solo informativi e mai comunicativi: sono questi gli obiettivi terapeutici cui si offre la procedura immaginativa proposta da Rocca e Stendoro.
La descrizione delle regole dinamiche del metodo è affidata alle prime pagine, con ricchezza di dati e ampia elaborazione dei singoli principi; dei quali ci si può riferire come paradigma a quello indicato al numero 7: “tipificazione di una relazione intersoggettiva”. Il processo collaborativo semantico-proposizionale che ne è oggetto è molto convincente e peraltro risulta ancor più pregnante di quanto pensato dagli Autori del volume in oggetto, o per lo meno di quanto da essi è stato verbalizzato. Perché, in realtà, la “tipificazione” di cui si parla assume un’estensione inter-soggettiva eccedente la coppia in inter-azione, per diventare nella sua essenza una psico-drammatizzazione a largo raggio; dicono con pertinenza Rocca e Stendoro che l’immaginario, qualunque ne sia la ragione, biologica, sociale, psicologica, è il “teatro delle nostre emozioni”. Emozioni che sono al contempo personali, duali, familiari sociali e trans-generazionali. È questa dinamica allargata che irresistibilmente scrolla i moduli meccanicistici, logici, scientifico-causali che da tanti psichiatri e psicologi clinici sono ancora ritenuti gli unici principi validi per la conoscenza e l’intervento sul sistema psichico; un sistema inteso come “medium” sul quale agiscono forze provenienti dall’esterno del sistema stesso. Al contrario, è oggi tempo di analogia più che di logica, di plurivalenze più che di bivalenze, di contraddizioni-tensioni più che di esclusioni, di identità funzionali più che sostanziali, di intenzionalità più che di estensionalità, di continuità più che di discretezza, di infinitezza più che di finitezza numerabile: in una parola, di comunicazione emotiva più che di informazione meccanicistica, un principio che intende la mente come un “sistema” dotato di dinamica propria, che si pone in inter-azione con altri sistemi e che contrappone alla causalità galileiana la probabilistica post-einsteiniana. È a tutto ciò che si rifanno integralmente i principi della Procedura Immaginativa, nella sua qualità di psico-dramma della vita interiore.
Nel suo ambito allargato, e nel suo carattere psico-drammatico, la Procedura Immaginativa condivide poi lo spazio aperto, la trasgressione, la ricerca del pensiero non ancora posseduto e l’immersione nel pratico che sono caratteristici del gruppo analitico cosiddetto “allargato”, pur differenziandosene per una propria acuta e irripetibile creatività. Con la Procedura Immaginativa si attua pertanto una comunicazione profonda che può qualificarsi come “dionisiaca”, in contrapposizione alla forma “apollinea” del pensiero logico.
Questa contrapposizione, si badi bene, in alcun modo suona come una pre-clusione: il procedere logico è indispensabile alla vita tanto quanto quello emotivo, come la funzionalità dell’emisfero di sinistra, alla quale è attribuito il primo modo, deve necessariamente armonizzarsi in tempo reale con quello proprio dell’emisfero di destra, strumento delle emozioni e della immaginazione. Per dire che la Procedura Immaginativa non ha lo scopo di soppiantare la vita della logica e della intellettualizzazione, ma solo di azzerare il predominio incontrastato della prima, per avviare quella ibridazione di “matema” con “patema” che è sigillo della vita psichica normale e creativa. È a questo fine che la Procedura Immaginativa, descritta nel presente volume, mira con completezza e coerenza.